Sono trascorsi diversi mesi da quando a fine sessione fotografica, mi sono ritrovata a fare scatti alla location di quel servizio, attratta da quel luogo segnato dal tempo e, purtroppo, anche dagli atti distruttivi dell’uomo.
Era l’imbrunire e ciò rese quegli scatti surreali senza un reale intento. Quando poi tornai a casa mi dimenticai di averli fatti, presa com’ero dall’editing di altre immagini. E’ solo dopo parecchio tempo che, dando una sbirciatina a quelle foto scattate senza uno scopo preciso, mi sono resa conto che avevano invece tanto da raccontare. Ogni giorno ho dedicato un po’ di tempo allo studio di ogni singola foto e ho sentito crescere il bisogno di tornare a quel luogo e riscoprire quelle sensazioni catturate dai miei scatti. Da quella prima volta, ci sono ritornata quattro volte, in diversi orari del giorno e sempre ho sentito l’esigenza di riguardare gli scatti: stavano parlando di me.
È nato così, quasi per caso, un progetto molto intimo e personale.
Ci sono voluti mesi per scegliere e post-produrre i file, utilizzando come unica modifica l’uso del bianco e nero. Mentre sceglievo tra le immagini, mi sono resa conto di aver fatto molte foto singole, uno scatto d’impulso senza repliche, prediligendo un’ottica in particolare.
Nel frattempo è scoppiata una pandemia mondiale ed un lungo lockdown; il mio progetto aveva preso forma e sanciva un prima e un dopo di me che continuava a rimanere chiuso in una cartella del pc. Questo progetto è rimasto “nascosto” altri lunghi mesi, mentre io andavo ogni tanto a riprenderlo e più lo riguardavo, più mi rendevo conto che non raccontava del luogo in sè, ma di me stessa. Così decisi di chiedere una lettura al maestro e con gli anni amico Edoardo Agresti. Quanto mi scrisse, mi lascia ancora oggi senza fiato dall’emozione.
“…in questo tuo lavoro io ci leggo un forte conflitto interiore, ma dal quale stai cercando di venir fuori. C’è una luce molto forte che contrasta il nero cupo… “
“..La fotografia è un linguaggio e tu lo stai usando per parlare a te stessa, per vedere dentro di te, ed è bellissimo…”
“…Stai buttando fuori ciò che non vuoi più. La tua fotografia racconta questo … lo stai facendo… i tuoi scatti sono degli autoritratti…”
Ricordo che per diverse settimane, ripensando a queste parole, non ho più aperto la cartella delle foto. Solo oggi, dopo tutti i mesi trascorsi, ho deciso di “liberare” questo progetto, o meglio questa me che parla di se stessa, con tutta l’emozione che si porta dietro.